SNAMI ER su Accordo Modena: Di appropriatezza prescrittiva nemmeno l'ombra!
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SNAMI – Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani - Sezioni Emilia-Romagna - Modena
COMUNICATO STAMPAAccordo di Modena non è qualità clinica o “appropriatezza prescrittiva”: è solo controllo indistinto dei volumi
16 novembre 2025
A seguito delle dichiarazioni dell’Assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi, che difende l’accordo AUSL–medici di medicina generale di Modena sostenendo che “getta le basi” per valutare l’appropriatezza delle prescrizioni attraverso “attenti criteri di valutazione” e in linea con altri Paesi europei,(TRCModena)SNAMI Emilia-Romagna e SNAMI Modena ritengono necessario chiarire alcuni punti fondamentali.
1. Un accordo, quello a Modena, che misura scostamenti statistici, non l’appropriatezza clinica
Secondo SNAMI, nell’accordo di Modena non vi è alcuna reale azione mirata a migliorare l’appropriatezza prescrittiva.Sono previsti esclusivamente parametri numerici che ragionano di scostamenti da una mediana di prescrizioni: indicatori statistici che:
non hanno alcuna connotazione scientifica, perché non derivano da linee guida cliniche o da evidenze su esiti di salute;
non hanno alcuna connotazione clinica, perché non tengono conto del singolo paziente, della gravità, delle comorbidità, della complessità assistenziale;
premiano chi resta entro certi limiti quantitativi, a prescindere dal fatto che le prescrizioni effettuate siano realmente appropriate o meno.
In altre parole, non si misura la qualità delle decisioni cliniche, ma solo quanto il singolo medico si discosta da un valore medio.
Un medico che prescrive meno del “gruppo” può risultare “virtuoso” anche se taglia prestazioni clinicamente necessarie; al contrario, chi segue le linee guida e tutela scrupolosamente il paziente, ma lavora in contesti più complessi, rischia di essere penalizzato.
Per queste ragioni, dal punto di vista di SNAMI Emilia-Romagna l’accordo di Modena è indifendibile e non può essere né un punto di partenza, né una base sulla quale “costruire” ulteriori ragionamenti.
Se si vuole parlare seriamente di appropriatezza prescrittiva, occorre:
entrare nel merito patologia per patologia, percorso per percorso;
definire indicatori che abbiano un fondamento clinico ed epidemiologico, non solo statistico;
correlare gli indicatori agli esiti di salute, non al semplice numero di ricette, visite o esami.
Un accordo che si limita a lavorare su percentuali di scostamento non offre nulla di tutto questo: gestisce solo il volume delle prescrizioni, non la loro appropriatezza.
Ciò è inaccettabile dal punto di vista clinico e deontologico per i medici, ai quali il Codice richiede di mettere al centro il bisogno di salute del paziente, non un target numerico aziendale.
2. La politica dica con chiarezza cosa il SSN paga e cosa non paga: non si può scaricare tutto sui medici
Altro tema decisivo: un conto è riconoscere l’impegno aggiuntivo del medico che, nel dialogo con il paziente, analizza nel merito le richieste, spiega cosa rientra nei livelli essenziali di assistenza (LEA) e cosa no, negoziando percorsi alternativi quando possibile.
Questo lavoro richiede tempo, responsabilità, capacità comunicativa e può avere un senso che sia valorizzato questo impegno maggiore, ma a prescindere dai risultati percentuali di scostamento.
Ma oggi manca qualcosa di molto più a monte:
c’è una gravissima assenza di presa di responsabilità del sistema pubblico nel definire in modo chiaro:
quali prestazioni e per quali indicazioni sono effettivamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale;
quali prestazioni e per quali indicazioni non lo sono (o non lo sono più).
Su questo regna una grande incertezza, che ricade ogni giorno sul rapporto medico–paziente nello studio del medico di famiglia.
SNAMI Emilia-Romagna e SNAMI Modena ritengono che:
la politica e le istituzioni debbano assumersi apertamente la responsabilità di dire che cosa il sistema sanitario può e vuole pagare, e per quali condizioni cliniche;
non è accettabile scaricare questa scelta sul singolo medico, trasformandola in una questione di percentuali di scostamento dalle medie prescrittive.
Il medico deve poter dire al paziente in modo trasparente:
“Questa prescrizione è clinicamente appropriata; il Servizio Sanitario Nazionale la copre / non la copre”.
Per farlo, però, deve avere linee chiare, pubbliche, assunte formalmente dal sistema pubblico, non griglie numeriche che, di fatto, incentivano il contenimento indistinto della spesa.
In conclusione, i Medici di SNAMI
respingono l’idea che l’accordo modenese rappresenti un modello di “appropriatezza prescrittiva”;
chiedono che qualsiasi confronto futuro parta da criteri clinici, scientifici e deontologici, non da semplici medie statistiche;
sollecitano la Regione ad assumersi la responsabilità politica di definire in modo esplicito ciò che il SSN garantisce e ciò che non può garantire, senza trasformare i medici in esecutori di politiche di taglio travestite da “appropriatezza”.




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