top of page

SNAMI Emilia-Romagna su Dipendenza Medicina di Famiglia

Immagine del redattore: SNAMI Bologna SNAMI Bologna

COMUNICATO STAMPA



BOLOGNA – 15 Febbraio 2025.


Quanto sta accadendo in merito alle ipotesi di riordino della medicina generale ha dell'incredibile, in parte del ridicolo, e in parte mette sotto i riflettori, purtroppo ben interpretabili nel merito quasi unicamente da chi è del mestiere, una diffusa incompetenza funzionale nel governare i sistemi di assistenza sanitaria di base e l’ingerenza di una politica che vorrebbe usare i medici come pedine da muovere a piacimento sullo scacchiere del risiko sanitario. Troppi politici e diversi manager ritengono che la soluzione a un problema complesso come quello delle cure primarie in Italia sia riducibile a una semplice modifica contrattuale o alla creazione di minimarket della salute, noti come Case della Comunità con logica hub & spoke. Assistenzialifici tuttofare nei quali il cittadino dovrebbe andare e trovare tutto, a qualunque ora, per qualunque bisogno ma anche per qualunque capriccio. Una visione utopistica ben lontana dalla realtà terrena, un po’ come i CAU in salsa Emiliano-Romagnola, che venivano presentati ai tavoli regionali, dinanzi alle espressioni faciali di perplessità di noi medici e dirigenti sindacali, con frasi del tipo “non avremo mai piu’ un codice bianco o verde al pronto soccorso con i CAU” ….. la storia non ha dato ragione alla regione……


La campagna denigratoria giornalistica e politica verso i medici di famiglia, che oramai, se ben ci si pensa, sono rimasti gli unici assieme ai pronto soccorso che effettivamente danno

risposte ai pazienti in tempo brevi, rischia di scatenare e alimentare azioni di violenza verso i

professionisti , come già la cronaca racconta con incessante incrementale frequenza .

Qualcuno dovrà iniziare a rispondere a di questo.


Si stanno perdendo di vista i principi fondamentali della professione medica, trasformando i

medici da professionisti, che dovrebbero governare i processi di prevenzione, diagnosi e cura, secondo un rapporto contrattuale e fiduciario con il proprio assistito, in pedine da muovere a piacimento dell'amministratore di turno, come un'appendice del potere esecutivo, ad esso sottomesso. Si vorrebbe imporre al medico un contratto subordinato con l'Azienda Sanitaria, e dunque con la Regione e la politica che la governa, imponendogli cosa, come e quando agire.


È inquietante sentire alcuni Presidenti di Regione sostenere l'apertura delle strutture per l'intera giornata, 8-20, con chi c’è in turno, come se le cure primarie fossero un fast food a cui rivolgersi per un 'panino sanitario' a qualsiasi ora, alimentando così un uso disfunzionale e

diseducativo delle risorse pubbliche e del servizio sanitario, che dovrebbe avere sue chiare

regole di accesso per le cure primarie, e altre ben definite per urgenze ed emergenze.


SNAMI sostiene da anni la necessità di una riforma strutturale che intervenga dalla formazione all'inquadramento contrattuale, mantenendo l'assetto convenzionale, che tutela la natura liberale della professione e la relazione di fiducia tra medico e cittadino. Il dott. Roberto Pieralli dichiara: "Ho le idee chiare su come si potrebbe superare questa impasse senza compromettere il rapporto di cura tra medici e cittadini, mettendo fine al teatrino di incomprensioni tra politici, tecnici e sindacati, incapaci di cogliere le reali esigenze quotidiane di chi lavora in prima linea.


I medici non possono essere bersaglio di continue calunnie infondate su presunte attività lavorative di sole due ore al giorno, né rimanere ostaggio della quota capitaria con cui il

cittadino in un certo senso ricatta il medico non accondiscendente a prescrivere la qualsivoglia inappropriatezza. È legittimo chiedere e adeguare gli standard di attività, ma con un approccio flessibile e concreto."


"I medici di famiglia potrebbero tranquillamente svolgere una convenzione a 38 ore settimanali dal lunedì al venerdì: quattro ore di ambulatorio al giorno, due ore di consulenza

clinica telefonica e telemedicina, e un'ora e mezza cumulabile per attività domiciliari o in CRA.

Non siamo aprioristicamente contrari né alle ore, oggi ne fanno molte di più di 38, né a cambiare il pagamento verso una quota oraria, magari ponderata, corretta in base alla complessità dei pazienti, lasciando magari una quota capitaria incentivante per gli anziani più fragili. Tuttavia, è impensabile proporre schemi di lavoro frammentati, con ore dislocate senza chiarezza fiscale e contrattuale. "Le attività di continuità assistenziale notturna e festiva vanno mantenute separate da quelle del medico di famiglia, I Medici di Famiglia non diverranno i “braccianti” di un servizio sanitario progettato da chi ha voluto, senza consenso, questo capestro progetto di case della comunità di cui solo qualcosa è salvabile, non tutto" - Una popolazione professionale che sempre più è al femminile, ma che ha anche generazioni che affrontano un mondo diverso da quello di 30 anni fa, hanno inoltre nuove esigenze di flessibilità e di conciliazione lavoro famiglia come mai prima d’ora. I part time servono, la tutela della maternità va decisamente migliorata, etc..etc…


Pensare di ottenere disponibilità in zone poco ambite senza le necessarie previsioni contrattuali è irrealistico: nessun medico, dipendente o convenzionato che sia, accetterà simili condizioni, indipendentemente dal tipo di contratto, e ricadremo, forse, nel chiamare

cooperative non solo in pronto soccorso, ma anche nella medicina di famiglia"


SNAMI Emilia-Romagna auspica un cambiamento nell'approccio delle istituzioni, che dovrebbero valorizzare l'esperienza quotidiana ed il confronto con i medici ed i loro rappresentanti, con decenni di servizio nelle cure primarie e nell'emergenza-urgenza, invece di cercare soluzioni semplicistiche e prive di possibilità di funzionamento reale, per problemi

complessi.


Dott. Roberto Pieralli

Presidente SNAMI Emilia-Romagna

Comments


bottom of page