Gentile Direttore, mercoledì scorso presso la sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Bologna, con una relazione introduttiva del Presidente del Comitato Centrale Fnomceo dott. Filippo Anelli e una relazione conclusiva del prof. Ivan Cavicchi, si è svolta la prima assemblea-convegno organizzata nell’ambito delle iniziative volte a costruire gli Stati Generali della Professione Medica, al fine di chiosare, compulsare e se necessario confutare, come da indicazione della stessa Fnomceo, le “100 tesi per discutere il medico del futuro”.
L’assemblea molto affollata e molto coinvolta, prevedeva tre soggetti diversi: i relatori, gli interventi e gli osservatori. Organizzata in forma aperta ha visto la partecipazione dei vari settori del mondo medico, dell’università, della società civile, del mondo intellettuale e di altri Ordini invitati a svolgere quasi una funzione di super visione.
Personalmente in questo evento ero coinvolto in due modi: come presidente dell’Ordine di Bologna, quindi tecnicamente come suo “organizzatore”, e come “promotore”, cioè come membro della Commissione Nazionale Fnomceo per l’organizzazione degli Stati Generali.
Come promotore, trattandosi di una prima iniziativa, insieme al presidente Anelli e al prof. Cavicchi eravamo interessati a comprendere principalmente due cose: il grado di corrispondenza e di coerenza delle 100 tesi proposte con la questione medica, - che ricordo è il postulato dal quale prende le mosse l’attuale strategia della Fnomceo -; il grado di comprensibilità e di condivisione delle 100 tesi nei confronti dei medici, -ai quali esse si rivolgono-, considerando il loro enorme sforzo di innovazione intellettuale e culturale e considerandole, cioè, come una discontinuità di pensiero, comunque non comune. Ebbene con grande soddisfazione, dopo una giornata intensa, molto partecipata, non solo dal punto di vista dell’idealità, delle testimonianze, dei contributi, ma anche dal punto di vista emotivo, posso dire che il dibattito ha dimostrato una importante coerenza tra le tesi messe in discussione e la realtà professionale descritta nei vari interventi (cito in particolare Mirka Cocconcelliriferita anche da questo giornale il 28 febbraio 2019), a dimostrazione che la “questione medica” deve essere come ha deciso la Fnomceo, il presupposto politico dal quale partire per l’organizzazione degli Stati Generali. Inoltre il dibattito ha evidenziato, non solo una significativa condivisione, quindi una comprensione da parte dei medici delle 100 tesi proposte, ma soprattutto ha evidenziato una forte condivisione delle scelte in esse contenute, a partire dalla necessità di ripensare il paradigma medico di riferimento per concludere con una proposta di medicina della scelta (cito in particolare gli interventi di Martinelli, Brillanti, Brandi, Bolondi, Maestri ed altri) Quindi il bilancio della discussione bolognese è indubbiamente positivo e ci conferma che la prospettiva verso la quale ci stiamo muovendo si rivela sempre più convincente dando così ragione ad un gruppo dirigente, quello attuale della Fnomceo, che ha ereditato di fatto una pesantissima crisi della professione, ed al quale ribadisco la mia incondizionata stima e supporto. La crisi finalmente, anche se con innegabili e colpevoli ritardi da parte di noi medici, viene dichiarata, riconosciuta e, per riprendere una delle 100 tesi, viene “elucidata” cioè chiarita e spiegata in tutte le sue implicazioni ed è usata come una complessa premessa da cui dedurre il nuovo medico del futuro. Il prof. Cavicchi, al quale va la nostra riconoscenza se non altro per uno sforzo creativo davvero non comune che, a mio avviso, solo uno studioso del suo spessore impegnato sulla “questione medica” da decenni poteva assicurarci, ci ha spiegato che un paradigma è fatto da grandi “regole”, tra loro coordinate, come la deontologia l’epistemologia e la metodologia e che il ripensamento del paradigma implica inevitabilmente il coordinamento di tanti ripensamenti, quindi implica ripensare le regole proprio a partire dalla “questione medica”. E ancora il Medico, se lo assumiamo come sarebbe corretto assumerlo cioè un “mondo a molti mondi” (cito sempre le tesi), non si può ridefinire se non si ridefiniscono i tanti mondi che lo costituiscono dove la difficoltà più grande deriva proprio dal dover coordinare in una nuova idea di medico, tante realtà e tanti cambiamenti della realtà. Le 100 tesi in alcuni interventi sono state definite benevolmente “ponderose” ma è evidente che esse non avrebbero potuto non esserlo essendo “ponderosa” l’impresa alla quale ci stiamo accingendo. Sempre il prof. Cavicchi ci ha spiegato, con le sue tesi, che i tre grandi cambiamenti che spiazzano la figura tradizionale del Medico sono l’entrata in scena di quello che lui chiama “l’esigente” con l’estinzione, quindi, della figura classica del paziente e l’avere a che fare con una persona diversa inuna società diversa da quella rispetto alla quale è sorta la nostra medicina scientifica; il passaggio culturale che, nostro malgrado, è avvenuto dalla malattia al malato, ed infine, l’entrata a gamba tesa della questione della sostenibilità economica quale pesante vincolo posto all’esercizio della medicina. Ciò che ha stupito, comunque, e confermato dal dibattito e dai vari contributi, è sembrato, improvvisamente l’apparire di un “uovo di Colombo”: e cioè per rispondere “all’esigente” e al problema della sostenibilità serve ridefinire la professione del medico (e non solo) perché, attraverso il medico nuovo, si risponde sia ai problemi nuovi della domanda sociale sia a quelli dell’economia; se non si è adeguati come medici e come medicina ai bisogni diversi di questa società è difficile essere sostenibili e la definizione di un medico nuovo - proprio perché funzionale ad essere più adeguati e ad essere più sostenibili -, è una impresa sociale che serve al nostro Paese, quindi una grande questione politica. L’analisi quindi dei problemi svolta dai relatori e dagli intervenuti, ma anche i commenti che abbiamo avuto dagli osservatori, e da tanti medici che ci hanno scritto, insomma ha permesso di constatare una generale approvazione dell’iniziativa. Naturalmente non possiamo fermarci alle analisi e ai ragionamenti di un convegno, ma si tratta di tentare di suggerire anche probabili soluzioni dei problemi posti sul tappeto. Credo dunque opportuno insediare alcune Commissioni di approfondimento che, sempre a partire dalle 100 tesi, possano affrontare, nell’arco di sei mesi, alcune problematiche e, dopo aver sentito il presidente Anelli, abbiamo concordato che un contributo dall’Ordine di Bologna potrebbe pervenire nell’ambito della riforma degli studi universitari e della formazione continua (ECM), della relazione del medico con il cittadino ed il paziente e della problematica odontoiatrica. Vorrei davvero concludere con le espressioni dei volti dei nostri Colleghi durante e alla fine del convegno. Volti che tornavano a sperare ad esprimere nuovamente entusiasmo e che mi hanno confermato che, sebbene vivere la crisi, la nostra crisi, ci rammarichi, purtuttavia avere una speranza, intravedere la famosa luce in fondo al tunnel, basta a farci ritornare orgogliosi di ciò che siamo stati, di ciò che siamo, e di ciò che dovremmo essere. Alla Federazione Nazionale il convegno di Bologna dice solo una cosa: molto bene! Siamo sulla strada giusta, per affrontare la “crisi” e, come Medici, non c’è altra strada che rimetterci in discussione. Giancarlo Pizza Presidente Omceo Bologna
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