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SNAMI E-R invia prima tranche di proposte all’ Assessorato per Carenza Medici


SNAMI E-R invia prima tranche di proposte all’ Assessorato

Liberare il potenziale professionale superando anacronistici blocchi e incompatibilità


Bologna – 6 Marzo 2022


SNAMI Emilia-Romagna ha inoltrato all’ Assessorato Regionale alla Salute dell’ Emilia-Romagna la prima tranche di proposte utili all’ immediata gestione della grave carenza nel reclutamento di professionisti medici nel Servizio Sanitario Nazionale, i cittadini hanno bisogno di assistenza, il sistema ha bisogno dei medici, bisogna eliminare i blocchi amministrativi subito, impensabile il medico debba implorare o andare in tribunale per poter garantire assistenza tramite SSN, questo favorisce oggi e spingerà drammaticamente la transizione dei medici verso il privato


“Per anni il SSN, nascondendo la polvere sotto il tappeto, si è avvalso di migliaia giovani medici che lasciati orfani dei percorsi di specializzazione e di formazione come medico di medicina generale, venivano usati come tappabuchi usa e getta nella guardia medica, nella medicina penitenziaria, nel 118 e nei pronto soccorso, o per coprire le posizioni di medicina di famiglia deserte,rigorosamente precari e spesso rinnovati di continuo, anche contro quanto le direttive europee e la normativa italiana. Tutto cio’ per garantire che i servizi essenziali rimanessero aperti, la politica Regionale e Nazionale se ne è sempre disinteressata nonostante i plurimi appelli.


Oggi, dopo che il governo ha attuato uno smisurato ampliamento dei posti di specialità, non avendo evidentemente la piu’ pallida idea delle conseguenze che ciò avrebbe causato nel mondo reale senza una contestuale e necessaria riforma delle decine di incompatibilità esistenti, i nodi sono venuti al pettine: migliaia di medici prima lavoranti in SSN, divenuti dalla sera alla mattina incompatibili con le attività lavorative per via di una quanto meno discutibile norma di legge del 1999: l’articolo 40 del decreto legislativo 368/1999:


“1. Per la durata della formazione a tempo pieno al medico è inibito l'esercizio di attività libero-professionale all'esterno delle strutture assistenziali in cui si effettua la formazione ed ogni rapporto convenzionale o precario con il servizio sanitario nazionale o enti e istituzioni pubbliche e private. L'impegno richiesto per la formazione specialistica è pari a quello previsto per il personale medico del Servizio sanitario nazionale a tempo pieno, assicurando la facoltà dell'esercizio della libera professione intramuraria.

2. Il medico in formazione specialistica, ove sussista un rapporto di pubblico impiego, è collocato, compatibilmente con le esigenze di servizio, in posizione di aspettativa senza assegni, secondo le disposizioni legislative contrattuali vigenti. Il periodo di aspettativa è utile ai fini della progressione di carriera e del trattamento di quiescenza e di previdenza.”


In pratica l’italia chiede ai giovani medici di non lavorare e non produrre un reddito adeguato durante la loro specialità, questo non avviene in nessun altro paese dell’unione. Il medico costretto a scegliere tra il diritto costituzionale all’istruzione o al diritto costituzionale al lavoro, che a nostro giudizio viene spaventosamente contratto dato che lo specializzando puo’ fare pochissime attività ed in maniera temporanea e limitata. In pratica se anche il medico volesse aiutare il SSN, facendolo rischierebbe l’espulsione dalla scuola. Su questo, abbiamo anche avanzato una richiesta di vaglio di legittimità costituzionale e attendiamo che la magistratura valuti la fondatezza o meno del nostro quesito.


Questa follia fa si che i medici che vorrebbero lavorare in SSN, tranne poche deroghe, non siano nelle condizioni di poterlo fare, e che siano costretti a vivere con una borsa di specializzazione che riconosce un lordo annuale inferiore anche alle altre professioni sanitarie, pochi contributi previdenziali e il rischio ed il timore di essere espulsi dalla specializzazione se trovati a fare una attività lavorativa non permessa. Le deroghe previste per la pandemia avevano temporaneamente rimandato il problema, ma al 31 marzo 2022 queste deroghe in gran parte andranno in scadenza.


Abbiamo inoltrato all’ assessorato una prima tranche di proposte, alcune da valutare per un cambio della normativa nazionale, altre per rendere l’organizzazione delle attività piu’ attrattiva e sostenibile per i medici che volessero entrare o rientrare nel servizio sanitario regionale. Dai servizi di emergenza all’assistenza nei penitenziari, alle cure territoriali


Crediamo sia necessario superare quei muri che oggi bloccano il potenziale, ampio, dei medici che vorrebbero collaborare, ma che non sono nelle condizioni di poterlo fare per via di incompatibilità e limitazioni anacronistiche


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