Il 28 novembre 2024, lo SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) ha formalmente diffidato l’Azienda USL di Bologna in merito alla Delibera n. 446 del 27/11/2024, accendendo i riflettori su una problematica cruciale per i medici del Ruolo Unico di Assistenza Primaria.
La questione: accordi di lavoro mascherati da regolamenti
La deliberazione in oggetto introduce regolamenti che, di fatto, si configurano come accordi di lavoro. Tuttavia, tali atti vengono disposti unilateralmente dall’Azienda, senza alcuna contrattazione collettiva con le rappresentanze sindacali, come invece previsto dalla normativa.
SNAMI considera questa prassi inaccettabile e contraria ai principi di trasparenza e legalità che devono regolare il rapporto tra committenza e professionisti. Gli atti unilaterali che definiscono ruoli, compiti, funzioni e retribuzioni senza alcuna negoziazione con le parti compromettono non solo i diritti dei medici coinvolti, ma anche la credibilità delle istituzioni sanitarie.
Una simulazione di contrattazione
Un aspetto paradossale della Delibera è rappresentato dall’uso dell’espressione “le parti concordano” nel testo ufficiale. Tuttavia, SNAMI sottolinea come nessun rappresentante sindacale abbia mai condiviso o sottoscritto alcun accordo. È un richiamo ironico e beffardo a “parti” che, in realtà, non esistono: “qui pare ci siano solo parti in commedia,” si legge nella diffida ufficiale.
Condizioni irricevibili per i medici
Tra i punti più contestati della Delibera, emerge la richiesta ai medici libero-professionisti del CAU (Continuità Assistenziale Unica) di garantire una disponibilità esclusiva per un intero distretto, per 12 ore consecutive, a una retribuzione di circa 4 euro lordi l’ora.
Queste condizioni non solo risultano irricevibili, ma rappresentano un grave attacco alla dignità professionale dei medici. Come è possibile richiedere un simile impegno a condizioni tanto sfavorevoli?
La posizione di SNAMI
Lo SNAMI ha dichiarato la Delibera n. 446 come irricevibile, illegittima e inapplicabile, chiedendone l’immediata revoca.
In caso di mancata risposta o revoca, il sindacato si riserva il diritto di intraprendere tutte le azioni necessarie nelle sedi opportune per tutelare i professionisti coinvolti.
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