Bologna 18 dicembre 2022
BENE SEPARARE L’URGENZA MINORE DALLA VERA EMERGENZA-URGENZA
PRONTI A COLLABORARE PER NUOVI MODELLI TERRITORIALI,
DA ANNI PROPONEVAMO REVISIONI CHE TUTTAVIA
LE MENTI PENSANTI FINORA HANNO IGNORATO
SU SISTEMA 118 NON CI SONO SPAZI PER TAGLIO AUTOMEDICHE: SAREBBE AZIONE CRIMINALE, ASSISTENZA GIA’ AI LIMITI OGGI, SERVE GARANTIRE
SUI PAZIENTI CRITICI CHE NEI TEMPI PREVISTI NON ARRIVI UN MEZZO DI SOCCORSO QUALUNQUE, MA UN MEZZO DI SOCCORSO CON CAPACITA’ REALMENTE AVANZATA PER GESTIRE L’EMERGENZA,
IL RESTO E’ PROPAGANDA
SNAMI condivide l’idea, già sostenuta da decenni, di separare i percorsi della vera emergenza urgenza rispetto i percorsi delle piccole contingenze medico generaliste o mono specialistiche che oggi per via dell’assenza di percorsi fruibili, trovano una risposta solo nei Pronto Soccorso.
Riteniamo che sia giunto il momento di attivare realmente il “ruolo unico di assistenza primaria” aprendo, con un ritardo di appena 20 anni, quegli ambulatori distrettuali che erano già ipotizzati nella D.G.R. del 2003. Oggi i medici della ex continuità assistenziale, oggi Ruolo Unico con la Medicina di Famiglia, possono essere inseriti nei nuclei di cure primarie e gestire ambulatori diurni di supporto alle piccole contingenze che oggi non possono trovare risposta negli studi di medicina di famiglia oberati di lavoro, evitando di andare al pronto soccorso per problemi altrove risolvibili.
Questi ambulatori, tuttavia, devono essere uno strumento di sostegno al rapporto di fiducia con il medico curante e devono essere messi in condizioni di funzionare, con formazione, strumenti, attrezzature e precise regole di ingaggio, lavorando a stretto contatto da un lato con i Medici di Famiglia della zona, e dall’altro con l’Emergenza Territoriale ed il Pronto Soccorso dall’altro.
Serve quindi una stretta interazione tra medici della ex guardia medica, usca, durante orario diurno, e medici del 118, per creare veramente quel paracadute territoriale in grado di rispondere ai bisogni contigenti della popolazione.
IMPOSSIBILE e sbagliatissimo continuare invece quel balzano progetto di demedicalizzazione del sistema 118, pensato evidentemente da tecnici che forse non lavorano sul campo da troppi anni o che non hanno idea di cio’ di cui parlano, tentando di scimmiottare sistemi di altri paesi, decontestualizzandone il significato .
Sul sistema 118 da oltre 20 anni le regole prevedono che siano le AUSL a formare i medici, non si possono chiamare in causa errori di programmazione nazionali, qua le responsabilità di aver formato molto meno dei fabbisogno è chiara ed evidente a livello regionale e aziendale. Se le regole prevedevano che ogni azienda determinasse i fabbisogni per tutti gli incarichi e annualmente organizzasse i corsi, per quale motivo la Regione ha voluto intromettersi e fare pochi corsi con pochi partecipanti e solo su alcune aziende e non su tutte?
Già l’ Assessore Donini ha avviato diversi corsi di formazione, che tuttavia il suo apparato regionale e aziendale ha gestito con la solita lentezza, e quindi i corsi che dovevano finire entro l’anno, sono partiti di fatto a fine novembre inizio dicembre. Serve già oggi prevedere nuovi bandi e avviarne ulteriori, dato che quelli avviati sono tutti pieni, a testimonianza che non e’ vero che i medici non hanno interesse.
Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Il Sistema 118 deve essere messo in grado di rispondere capillarmente e deve essere a gestione indipendente dai Pronto Soccorso ospedalieri, come peraltro LEA e norme contrattuali gia’ prevedono da sempre.
Serve, lo diciamo da anni, anche il Medico di Centrale, avrebbe dovuto esserci dal 1992, anno di istituzione del servizio, praticamente assente solo in Emilia-Romagna.
Ma se si pensa che un medico in centrale per governo clinico possa sostituire la rete territoriale, di automediche si dice una assurdità senza precedenti. Il medico di centrale deve governare soprattutto i flussi dei pazienti non critici, per creare percorsi, offrire consulenza, ma non può essere il telecomando dell’infermiere, che peraltro, in molti casi non ha alcuna intenzione di fare il medico bonsai.
Un’offesa agli infermieri pensare che questi siano così ingenui da accettare di assumersi oneri tipici del medico a fronte di stipendi tra i più bassi d’Europa e non solo, spesso inferiori addirittura a quelli corrisposti in paesi del cosiddetto “terzo mondo” per lo stesso ruolo.
La vera riforma del sistema passa dal rispetto delle regole e dei contratti di lavoro
Abbiamo già assistito in questi anni alle “nozze con i fichi” fatte in molte aziende USL che hanno costretto i medici 118 a fare due lavori contemporaneamente, in ambulanza e al pronto soccorso, con stress e rischi crescenti in un clima lavorativo sempre piu’ insostenibile mano a mano che i servizi venivano macellati.
Se la regione pensa oggi di avere un vantaggio togliendo mezzi di soccorso per avere medici in pronto soccorso, sbaglia di grosso.
Sono figure diverse i medici 118 e quelli di Pronto Soccorso, contratti diversi, formazioni diverse, stipendi diversi, l’unico risultato che otterrebbe sarebbe l’effetto contrario al desiderato: più inospitale il servizio, meno medici sia in 118 sia in Pronto Soccorso con proliferare di cooperative superpagate per tenere aperta la baracca
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