Bologna, il primo medico che ha firmato il ruolo unico: «Sarò obbligato a fare anche la guardia medica e lascerò gli anziani che curavo»
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di Daniela Corneo
Andrea Mengoli, classe ‘88, medico di base dal 2015 e dal 2021 in servizio a Casa Tozzoli a Imola, una struttura residenziale autorizzata per 44 posti letto, che accoglie anziani non autosufficienti: «Non avevo alternative»
È il primo medico della provincia di Bologna ad aver firmato il ruolo unico, pur avendo aderito alla petizione dei giovani dottori contrari proprio al ruolo unico. Ma non poteva fare altrimenti, Andrea Mengoli, classe ‘88, medico di base dal 2015 e dal 2021 in servizio a Casa Tozzoli a Imola, una struttura residenziale autorizzata per 44 posti letto, che accoglie anziani non autosufficienti che necessitano di un’elevata assistenza socio-sanitaria e che sono impossibilitati a restare in famiglia.
E proprio per effetto del ruolo unico adesso Mengoli non riuscirà più a restare a Casa Tozzoli, dove è indispensabile una figura medica altamente specializzata, vista la complessità dei pazienti in cura.Mengoli, cosa è successo?«Avevo un ambulatorio a Imola, ma ho chiesto il trasferimento a Medicina per avvicinarmi alla mia famiglia. A quel punto la Ausl di Imola mi ha fatto un nuovo contratto, ma applicandomi il ruolo unico. Ho dovuto firmare, non avevo scelta».E cos’ha comportato la firma del ruolo unico?«Nell’applicare il ruolo unico adesso l’azienda obbliga a fare il contratto a ore per chi non è massimalista. Questo significa che oltre all’ambulatorio di Medicina dove dal 2 maggio scorso ho in carico 700 pazienti, devo anche fare 24 ore settimanali di guardia medica. Dovrò rinunciare al mio posto a Casa Tozzoli, ma non è una rinuncia che faccio certo a cuor leggero».
Qual è il suo ruolo a Casa Tozzoli?«Sono l’unico medico di base presente in struttura, lavoro lì da dopo il Covid e faccio 10 ore a settimana, al netto di tutti gli incontri con l’equipe della struttura e dei colloqui con i parenti dei pazienti. Avevo iniziato lì come sostituto e sono rimasto. Ci sono pazienti molto complessi con disturbi comportamentali gravi. Purtroppo le ore in questa struttura, da contratto nazionale, non possono essere considerate ore di continuità assistenziale. Ma è un controsenso, perché ho acquisito competenze in questi anni, ho fatto un percorso specifico e ho fatto anche formazione per i colleghi».
Tutte competenze che andranno perse, quindi.«La Ausl di Imola mi ha comunicato che dovrò scegliere l’attività a ore entro luglio. Quando arriverà la convocazione, dirò che devo rinunciare alla casa di riposo a cui ho dedicato tanto tempo e cura. È un lavoro che mi sono costruito negli anni lavorando a fianco dei professionisti del settore. Con queste mosse uccidono l’entusiasmo di chi ha ancora voglia di fare questo lavoro: tantissimi miei colleghi vogliono dimettersi. Questo lavoro sta perdendo completamente attrattiva ormai».Non ci sono vie d’uscita?«Il nuovo contratto sul ruolo unico non contempla la possibilità di contare le ore nella casa di cura come ore di continuità assistenziale, c’è la necessità di mettere i medici di base in tutti i servizi territoriali. Sarebbe necessario arrivare ad accordi regionali per smorzare un po’ il contratto nazionale e “derogare” in casi come questi».
E intanto?«Intanto dovrò lasciare i miei anziani. Tutto non posso fare. E c’è un altro inghippo: il mio ambulatorio di Medicina appartiene a un’altra Aft (Aggregazione funzionale territoriale) rispetto a quella di Imola dove c’è Casa Tozzoli e questo complica ulteriormente»
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